L’omelia di padre Raffaele domenica 29 marzo, messa sul tetto della chiesa alle 10.30

Pubblicato giorno 30 marzo 2020 - Senza categoria

Omelia di Padre Raffaele – Vangelo Gv 11,1-45

La resurrezione di Lazzaro

E’ una bellissima storia questa, che dobbiamo sempre prendere dal punto di vista di Gesù che ci rivela il volto del padre, cioè chi è Dio sul serio.

Non quello che ci costruiamo mettendo insieme magari un po’ di traumi o di cose belle vissute nell’infanzia, qualche ruolo significativo che abbiamo vissuto nella nostra vita, autorevole o autoritario, qualche  idea di giustizia, per quanto perfetta e inattaccabile.

Ma Gesù viene a mostrarci che Dio non ha soltanto un volto, ha perfino un cuore.

Perché uno può credere a Dio oppure non crederci.

Però una volta che ci credi, ci sono tante maniere diverse: può essere qualcuno che controlla tutti…a quel punto darebbe fastidio perfino a me, per quanto si possa sempre dire che a un prete convenga molto poco non credere in Dio.

Dio o ha un cuore grande e ci può salvare perché ci ama, altrimenti diventa un qualcuno di insaziabile, che, non si sa perché, ha bisogno dei nostri sacrifici; ma cosa se ne fa Dio dei miei sacrifici, qualunque esso sia.

Ed ecco allora che qui Gesù ci mostra Dio, Lui, che è amico di Lazzaro e che è amico di Marta e che è amico di Maria… Maria che Gli aveva cosparso un’intera bottiglia di profumo costosissima sui piedi e l’aveva asciugati; Marta che aveva sempre tanto da fare, che corre avanti e indietro mentre Maria è ancora in casa… Lazzaro di cui  sembra che Gesù quasi non si prenda cura, perché lascia che muoia.

Ci suona fortissimo dentro questo fatto, anche oggi, perché Dio lascia anche oggi che tanta buona gente muoia? tanta gente splendida, tanta gente che non sta neanche nelle statistiche, perché i nostri nonnini di Bergamo sono almeno 5 volte tanti di quel che risulta sulle cifre ufficiali.

Perché Dio ci toglie un pezzo della nostra storia?.. e ci fa vivere così rintanati?

Anche noi siamo dentro ad un sepolcro come Lazzaro…Anche noi ci sentiamo con quelle bende lì che ci impediscono di muoverci, di esprimerci, di andare all’aria aperta, di fare cose con questa primavera qua che ci salta addosso e ci chiama!

Ci siamo tutti su questa barca!

Io sono più fortunato, perché ho un cortile, una panchina… ogni tanto viene qualche senzatetto e mi chiede “Ma posso stare qua sulla panchina che se uso quella in strada, arriva subito la polizia e mi manda via?”.

Io so di essere fortunato. Vedete, ho pure una chiesa col piano di sopra,senza spigoli, anche se un po’ particolare e possiamo celebrare questa Eucaristia insieme!

Cosa vuol dire che Gesù ci mostra il volto di Dio in questa storia?

Primo, che Gesù sceglie di andare dove sa che lo faranno fuori;

C’è scritto, all’inizio di questo Vangelo: “Tu Gesù vuoi tornare là? Guarda che andiamo a morire con Te” dice Tommaso.

“Guarda che lì ti aspettano per farti fuori, non ne possono più di Te, del Dio che  tu vuoi mostrare, sul quale non si può fare lucro, sul quale non ci si guadagna niente! Perché non chiede niente se non che tu sia te stesso, che tu sia una persona che trova l’amore che c’ha dentro e che si lascia aiutare a tirarlo fuori invece di tenerlo dentro al sepolcro.

Gesù rischia la sua vita, anzi praticamente la offre al posto di Lazzaro; Lui va lì, risuscita Lazzaro “e in quel momento decisero fermamente che era tempo di farlo fuori”.

Quindi, anche oggi il primo punto è questo: Dio dà la vita per ciascuno di noi; e cosa vuol dire questo?  Vuol dire, prima di tutto, che lo dobbiamo vedere, Gesù, in tutte quelle bare lì, in tutti quei Lazzari dei nostri tempi; per i quali non dice soltanto “Si, ci sarà la resurrezione nell’ultimo giorno”, come dice Marta a Gesù, che sembra proprio una che ha studiato bene catechismo! una ben indottrinata!

Ma Gesù dice “Io sono la Resurrezione e la Vita; se tu non mi molli io non ti mollo! se tu mi cerchi….

Così come sei fatto, se riesci a darmi il nome giusto: bene!… se sei affamato di giustizia: va bene!… se hai voglia di aiutare gli altri: va bene!!

In tutto questo c’è Dio, in tutti i momenti in cui cerchi profondamente la tua umanità e non la lasci seppellire dai momenti in cui ti sei rivelato egoista; è quello che il Papa ha fatto l’altro giorno; ci ha detto “Sì è vero, ci sono dei momenti in cui noi stessi siamo irriconoscibili a noi stessi; nei momenti in cui ci arrabbiamo o facciamo cose che non sono giuste;ma Dio ci libera, Dio, tutte queste cose che ci pesano le prende su di sè, sulla croce ; tutte queste cose non sono l’ultima parola; non possiamo più dire io sono fatto così quando parliamo di noi in negativo. Dio ci libera da questo e leva quella pietra che sta sopra il nostro cuore e ci lascia essere vivi e liberi come Lazzaro viene liberato dalle bende che lo chiudevano, che lo obbligavano… viene liberato e anche noi siamo liberati nella possibilità di amare dovunque noi siamo, anche chiusi un appartamento per un mese e mezzo, due mesi…chissà quanto durerà, non lo sappiamo!

Non abbiamo idea; dipende da noi ma non soltanto da noi! dipende da tante cose.

Però è bellissimo che il Papa, prima di tutto con le parole…e cioè “non ci si salva da soli!”, che però vuol dire anche alzare una mano verso il cielo e lasciarsi tirare su…nel nostro quotidiano a volte così angusto, di cui i nostri appartamenti in questo momento sono simbolo profondo…ma vuol dire anche quello che il Papa ci ha mostrato e cioè un amore senza limiti; per la prima volta finalmente dopo secoli, dopo 800 anni non ci sono più condizioni all’indulgenza plenaria e cioè al fatto che Dio non solo ti libera (ti dice Io ti perdono), ma ti aiuta, fa in modo che tutte quelle cose anche quei danni che ha fatto in giro, in qualche maniera si mette dietro Lui a fare da scopa…a fare in modo che non abbiano quelle conseguenze che potrebbero avere; questa è la Sua misericordia!

Allora chiediamo al Signore che questo nostro lunghissimo ritiro possa diventare un momento in cui cerchiamo sul serio la voce dello Spirito di Dio, la sua forza, la sua luce dentro noi stessi

I difetti fanno parte della nostra personalità ma possiamo tirare fuori il meglio in questo periodo; e anzi abbiamo il tempo di farlo; e il tempo c’era sottratto dalla fretta… del tempo eravamo derubati.

Adesso questo succede nella tentazione di stare ogni tre minuti ad avere la notizia successiva, che magari ci intossica un po’! Ma in realtà con la possibilità sul serio ad un certo punto di fare indigestione anche di questo e finalmente guardarsi negli occhi l’uno con l’altro e finalmente sopportarsi per quello che noi siamo… darsi il tempo di dire quello che abbiamo dentro.

Tutto questo fa parte di una resurrezione che ci auguriamo cominci in questo periodo e poi diventi sempre più grande, sempre più profonda quando tutte queste bravissime persone che oggi si prendono la responsabilità l’uno dell’altro, rispettando le regole non per paura, ma per amore, salteranno fuori dai loro sepolcri e cominceranno a costruire una società che non sia il clone di quella che c’era prima, ma che tenga presente anche il tempo del nostro cuore.